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Depressione negli anziani: cos'è e come si cura

I periodi bui capitano soprattutto anche agli anziani in terza età. Come possiamo aiutarli?

La depressione negli anziani è un problematica molto comune e non può essere considerata soltanto una parte normale dell'invecchiamento, perché influisce notevolmente sulla qualità della vita di chi ne soffre, specialmente considerando l'isolamento in cui spesso si ritirano le persone anziane con tristezza. La difficoltà a esprimere le emozioni negative, che è tipica delle persone anziane a causa del senso del pudore e della paura di essere un peso per gli altri, rende ancora più difficile diagnosticare questo disturbo.

Che cos'è la depressione negli anziani?

La tristezza è una condizione caratterizzata da un umore depresso per la maggior parte della giornata, dalla perdita di interesse o piacere per le attività quotidiane, rallentamento psicomotorio o agitazione, mancanza di energia, sentimenti di colpa eccessivi, difficoltà di concentrazione e pensieri di morte. Spesso sono presenti anche cambiamenti dell'appetito con significative variazioni di peso e disturbi del sonno.

Depressione anziani: sintomi

Nei anziani la depressione può manifestarsi in modo subdolo, spesso con sintomi lievi e quindi piuttosto difficili da riconoscere. Può presentarsi con sintomi fisici come mancanza di appetito e conseguente perdita di peso, problemi di sonno, aumento della pressione sanguigna, aumento del battito cardiaco e via dicendo.

I sintomi emotivi che meritano attenzione sono, invece, la tristezza e la perdita di interesse per le attività quotidiane, la propensione al pianto, la sensazione di non avere il controllo e, caratteristica che riguarda nello specifico le persone anziane, la preoccupazione per la propria salute.

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Depressione negli anziani: cause

Ci sono diversi fattori che possono scatenare la tristezza: più si invecchia, più aumenta il rischio di malattie fisiche e questo può influire sull'umore attraverso la percezione del processo di invecchiamento, del perdere l'autonomia e della paura di non essere in grado di svolgere le normali attività quotidiane. Inoltre, la paura di perdere la propria dignità personale quando si è dipendenti dagli altri per l'igiene personale o si subiscono procedure invasive può peggiorare ulteriormente la tristezza. Il vero nemico, in questo caso, non è il dolore, la malattia o l'incapacità, ma l'assenza di significato, la sensazione di non essere più necessari, di essere un peso per i propri familiari e di vivere una vita priva di un scopo specifico.

Queste stesse sensazioni possono verificarsi anche quando si termina l'attività lavorativa al momento del pensionamento e i figli lasciano la casa di famiglia. Perdere il proprio ruolo lavorativo e quello di genitore che deve prendersi cura dei figli può scatenare la sensazione di perdere significato e scopo nella vita, che se non individuata, può portare alla tristezza.

Numerosi studi hanno confermato che la tristezza deve essere considerata una malattia sistemica che può influire negativamente su vari aspetti biologici; questo spiega il maggior rischio di problemi cardiaci, accidenti cerebrovascolari e tumori nei pazienti con tristezza. Inoltre, i pazienti con disturbi depressivi tendono ad avere una minore aderenza alle terapie e i trattamenti medici sembrano essere meno efficaci in pazienti depressi rispetto a quelli non depressi.

Infine, è importante ricordare che i sintomi della tristezza possono anche essere i primi segnali di una demenza, che se riconosciuta precocemente, può beneficiare di trattamenti appropriati per rallentarne la progressione.

Come si cura le depressione negli anziani

Ci sono vari trattamenti per la tristezza: farmaci, ma solo se prescritti da uno specialista, la psicoterapia e la neuromodulazione. In Italia, negli ultimi anni, le tecniche di neuromodulazione (stimolazione magnetica transcranica e stimolazione elettrica transcranica) stanno diventando sempre più popolari come terapie non farmacologiche, non invasive e indolori per trattare specifiche aree cerebrali coinvolte nella tristezza. Recentemente, vengono utilizzate anche per diverse forme di declino cognitivo, con risultati più che soddisfacenti.

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