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La terza età come rinascita: la cura di sé

La terza età è un momento di rinascita: attraverso la cultura e l'arte, la si può vivere come io momento migliore per coltivare il proprio Io e i propri interessi.

La terza età è un momento di crescita, soprattutto interiore, forse il momento della nostra vita in cui riusciamo a raggiungere il grado più profondo di conoscenza di noi stessi. Questo porta con sé un enorme bagaglio di saggezza, oltre alla possibilità di dare testimonianza rispetto sia alle esperienze sia individuali, sia agli eventi collettivi che hanno attraversato gli anni vissuti. 

Le trasformazioni che il corpo subisce ogni giorno si accompagnano alle metamorfosi del pensiero. Rispetto alle prime, la medicina ha raggiunto negli anni dei traguardi importanti, che permettono di raggiungere l’anzianità in condizioni fisiche migliori rispetto a un tempo. Le metamorfosi intellettuali, positive, hanno in questo modo un periodo più lungo per espletarsi. Nonostante questo, spesso la terza età non viene colta come un’opportunità, al contrario spesso non le si attribuisce nessun aspetto positivo.

La terza età è generalmente definita come il periodo dai 60 ai 75 anni di età, durante la quale il processo riproduttivo non è più attivo, in cui si può usufruire liberamente del proprio tempo libero e liberato. La salute degli appartenenti a questa classe di età è buona, inoltre viene considerata una fase cruciale sia dal punto di vista sociale, sia dal punto di vista culturale.

cura di sé dai 60 ai 75 anni

Secondo quanto sostiene Jane R. Prétat nella sua opera “La terza donna. Gli anni d’oro della trasformazione della terza età”, il primo passo da affrontare, entrando nella terza età, è che non è più la bellezza ad attrarre l’attenzione delle persone. Nonostante la nostra società punti molto sull’immagine e soprattutto sull’aspetto fisico, bisogna riuscire a vivere positivamente questa trasformazione per non rimanere ingabbiati in dinamiche depressive. Il modo migliore per riuscirci e affrontare il cambiamento è prendersi cura di sé, dei propri interessi, della propria identità. In altre parole, cominciare a coltivare la propria anima.

Il libro di Prétat sostiene che la terza età debba essere interpretata in chiave junghiana, nel senso del momento adatto a “forgiare un Io” abbastanza forte da “sopportare la verità"

Invece di vedere la terza età come l’età della rinuncia, la si può sfruttare per iniziare un processo creativo, sfruttando tutte le opportunità che l’arte può dare. il processo artistico diventa in questo modo l’accompagnatore di questa fase della vita, rendendola produttiva e piacevole.

anziani e cura di sé

Il lavoro artistico diventa un modo per sopperire alla mancanza e reagire alla perdita, per non rimanere ingabbiati all’interno di un meccanismo di lutto. L’elaborazione del lutto non ci libera dalla perdita, ma ci permette di continuare a vivere. Se la tentazione è quella di lasciarsi andare, per poi scomparire, l’arte diventa uno strumento per creare al contrario qualcosa di nuovo, che viene alla luce, uscendo dall’oblio del nulla e della morte.

Un altro aspetto sotto il quale la terza età può essere produttiva è l’ambito sociale, che può svilupparsi intorno a gruppi di interessi, attraverso i quali coltivare le proprie passioni. 

i viaggi nella terza età

Il fatto di non dover adempiere a obblighi professionali permette di sfruttare il tempo libero per viaggi. La cultura e l’arte possono essere inoltre degli ottimi spunti di ambiti in cui coltivare i propri interessi, mentre la letteratura può essere utilizzata per allenare la memoria.

Inoltre, sorge anche l’obbligo della della testimonianza, ossia della trasmissione alle generazioni più giovani di un patrimonio prezioso da conservare.

La vecchiaia, a cui ci conduce la terza età, infine, secondo Enzo Bianchi nel libro “La vita e i giorni” (il Mulino) assomiglia all’autunno. Egli la descrive come una stagione romantica e ricca di poesia. La vecchiaia è un ponte verso l’“altrove” e non la fine di un viaggio. Secondo lo Psicoanalista Recalcati, per superare la paura di invecchiare e di morire, bisogna “aggiungere vita ai giorni e non giorni alla vita”. Durante la vecchiaia il desiderio di vita deve essere attivo e orientare le nostre scelte.

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